lunedì 20 luglio 2009

nelle mani di un carnefice chiamato burocrazia




Egregio Presidente,
quando dalle istituzioni mi viene detto: “Caro Padre, le cose in Italia vanno così”, provo vergogna di essere italiano.
Se poi vedo presidente della repubblica, il capo del governo e il capo della protezione civile fare la spola tra l’Aquila e Roma, dove si promettono rapidissime e totali ricostruzioni, mentre qui ancora attendiamo dal 1990, mi sento insultato.
Dopo il terremoto dell’Abruzzo, ripensando a quello che io ho passato ho detto: “In Italia, dopo il terremoto, lo stato ti consegna nelle mani di un carnefice chiamato burocrazia.
Da quel momento, seppelliti i morti e sistemati alla meno peggio i superstiti, per le istituzioni dello stato, diventi il numero di un fascicolo, uno dei tanti. Chi dovrebbe venirti incontro per mitigare il tuo disagio e la tua sofferenza, pensa solo al suo stipendio o alle parcelle da incassare, alle norme della burocrazia da rispettare. Si pensa solo a mettere a posto le carte e tu attendi, aspetti anni, o meglio, quasi due decenni.
Egregio presidente, il mio ultimo rapporto epistolare con lei risale al 26 gennaio 1998 mentre lei esercitava il ruolo di Ministro degli interni.
Avevo scritto all’allora presidente della repubblica Scalfaro, per protestare contro i ritardi della ricostruzione post terremoto del 1990. L’avevo “costretto” a venire in Sicilia (Siracusa e Noto 11 maggio 1996) con una lunga serie di proteste alle quali, suo malgrado, ha dovuto istituzionalmente dare seguito.
Ciononostante la burocrazia appariva e appare imbattibile.
Nella mia ultima lettera inviata a Lei ed a Scalfaro, chiedevo di rinunciare alla cittadinanza italiana per come lo stato aveva trattato noi Siciliani dopo il sisma del 1990. Chissà se anche lei è uno di quei tantissimi italiani che di questo “mio” terremoto non si ricorda nulla. In una lettera precedente, restituendo carta d’identità e passaporto, preannunciavo anche la decisione che non sarei mai più andato a votare fino a quando non avrei visto sparire l’ultima transenna che mi ricordava il terremoto del 1990.
Ebbene il terremoto del 1990, ad Augusta, è ancor oggi visibile, nonostante sia stato “invisibile” per l’Italia.
Dal 1997 non sono andato più a votare. “Ho trasgredito questa decisione una sola volta nelle ultime elezioni comunali” per tentare di arginare il disastro che stava per abbattersi su Augusta.
Spesso ho ricevuto le lettere pubblicitarie del presidente del consiglio, dei vari candidati a tutti i livelli: erano spesso le stesse persone a cui avevo scritto ma che non mi avevano mai risposto: ovviamente i miei problemi a loro non interessavano, il mio voto sì. Che vergogna!

Egregio presidente, dopo la tragedia dell’Abruzzo, mi sono sentito sempre meno italiano:
Nell’elenco dei terremoti d’Italia quello siciliano non è stato citato;
ai funerali delle vittime del terremoto del 1990 nessuna autorità dello stato fu presente;
nessuna forma di solidarietà ci venne manifestata;
ci venne negata perfino la dichiarazione dello stato di calamità naturale;
per avere la legge sulla ricostruzione fummo costretti a fare le barricate.

In Abruzzo avete abbondato di promesse che suonano come un insulto a chi attende la ricostruzione da quasi vent’anni:
a settembre avrete le case….
In sei mesi la ricostruzione ….
Ebbene nel mio caso di terremotato del 1990 ultimati i lavori di ricostruzione di un’antica chiesa – che di terremoti nella sua storia ne ha subiti tre - (sopravvissuta perfino al terremoto del 1693) attendiamo da 14 mesi il collaudo e il collaudo del collaudo.
Mentre in Abruzzo si recuperano col setaccio perfino i più piccoli frammenti degli affreschi per non perdere la memoria storica, nel restauro del Santuario dell’Adonai di Brucoli (almeno 5 secoli di storia) chi ha “gestito” il progetto ha cancellato anche consistenti parti storiche del monumento.
I lavori che dovevano concludersi in 365 giorni sono durati 2 anni e sei mesi;
la somma stanziata e rimodulata per la ricostruzione (un milione e 150.000 euro – due miliardi e trecento milioni delle vecchie lire ottenuti con le barricate del 1991-) non è bastata a completarla.
Avevamo consegnato un antico santuario (chiesa del 1500 e annesso convento) – ma ancora non ci è stato restituito -
Ce lo vorrebbero restituire sfregiato, mutilato, irriconoscibile.
Bondi, Ministro dei beni culturali non ci ha risposto.
Il ministro Brunetta, potrebbe anche interessarsi del caso, se è veramente esperto nella ricerca dei “fannulloni”.
Le vecchie masserie locali, trasformate oggi in agriturismi o bed&breakfast, sono senza dubbio più belle a vedersi.
Tutto questo grazie alla protezione civile, alla sovrintendenza, e a chi ha diretto i lavori.
Egregio presidente, non dovrebbero esistere terremotati di serie A e di serie B.
Non posso tollerare che in certi luoghi sol perché sono a 100 chilometri da Roma ci si vada due, tre, dieci, diciassette volte e gli altri che si trovano a 1000 chilometri di distanza, ma sempre in Italia, nessuno ci debba venire mai.
Non farò altre petizioni: l’ultima di queste rivolta al suo predecessore nel settembre 2005, con 2500 firme di maggiorenni che invitavano Ciampi a visitare Augusta (30 chilometri da Siracusa) non ha ottenuto attenzione.
Un altro suo predecessore, Cossiga, gennaio 1991, non si degnò neanche di venire a visitare le tendopoli dei terremotati del 1990. Il suo elicottero avrebbe impiegato solo pochi minuti per compiere una doverosa sosta tra i terremotati. La sua venuta in Sicilia era solo una passerella.
Questa è l’Italia che io ho conosciuto. L’Italia che mi ha ferito e a cui mi vergogno di appartenere.
Presidente perché non viene lei ad Augusta? Forse anche lei ha paura?
Distinti saluti.
Augusta, 20 luglio 2009
Sac. Prisutto Palmiro

http://palmiroprisutto.blogspot.com/
http://terremotodeisilenzi.blogspot.com/


AL SIGNOR MINISTRO DEGLI INTERNI
e p. c.
AL SIGNOR PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA

ho deciso, dopo aver attentamente valutato i fatti, di rinunciare alla cittadinanza italiana.
E' stata una decisione sofferta, ma necessaria.
Nelle lettere del 27 ottobre 1997 e del 8 gennaio 1998 indirizzate al Signor Presidente della Repubblica (al quale ho inviato i miei documenti d'identità personali) ho ampiamente spiegato i motivi di questa mia decisione che ritengo definitiva e irrevocabile.
Per il momento non intendo avvalermi del diritto di presentare richiesta di cittadinanza presso altri Paesi.
Chiedo pertanto alla S. V. di voler avviare le procedure per formalizzare la richiesta di rinunzia alla cittadinanza italiana e di volermi illustrare dettagliatamente le conseguenze derivanti dalla mia decisione e di voler informare contemporaneamente sia la Prefettura di Siracusa sia il Comune di Augusta.
Resto in attesa di una sollecita risposta.
Distinti saluti.
Brucoli, 26 gennaio 1998

Sac. Prisutto Palmiro

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