domenica 3 maggio 2009

Priolo e Catania, qui è previsto un terremoto distruttivo
Un'altra tragedia annunciata?

Tanto per cominciare: di noi si dice questo:

(essepì) Abruzzo, tragedia annunciata? La 7 ha avuto l’audacia di porsi l’interrogativo nel corso di un programma condotto da Ilaria D’Amico. Un’enclave aperta a pochi intimi in un panorama dell’informazione che privilegia la celebrazione del soccorso, la forza d’animo, lo sprezzo del pericolo, l’abnegazione e l’accorta governance del dopo sisma.

Non c’è spazio per altro. Ma la domanda che Ilaria D’Amico ha posto a uomini politici ed esperti, un senso ce l’ha e come. Il Vice Presidente della Commissione nazionale grandi rischi, il professore Gian Michele Calvi, ha previsto che dei pericoli del terremoto si parlerà per altri sei giorni e tutto tornerà come prima, perché sulla prevenzione i governi non sembrano sentirci. E poi ha detto una cosa terrificante. I problemi oggi non sono solo la ricostruzione dell’Abruzzo, ma Priolo e Catania.

Che significa? Per capirlo basta guardare una qualsiasi mappa delle zone sismiche italiane. Il colore viola indica l’area etnea con la sua propaggine di Priolo. Non c’è niente di peggio. Il punto è: che cosa si fa per evitare che un’altra tragedia si compia e ci si ritrovi a discutere sulla prevedibilità di un sisma di magnitudo distruttiva?

La risposta non è affidata agli scienziati e allo sviluppo dei calcoli di prevedibilità, al sapere con maggiore precisione ciò che sta per avvenire – il quando e il dove – ma alla politica, alle istituzioni, ai governi locali, provinciali, regionali e nazionali. Calvi non ha dubbi: bisogna mettere in sicurezza gli edifici, controllarne la solidità ed intervenire per tempo. Fare, insomma, ciò che non è stato fatto in Abruzzo. L’Aquila, infatti, ha fatto conoscere al mondo quanto modesta sia stata l’attenzione alla prevenzione. Leggi antisismiche non rispettate, interventi legislativi indulgenti, risorse inadeguate ed un tirare a campare colpevole.

E’ l’altra faccia della medaglia: soccorsi adeguati, prevenzione inesistente o quasi. La Prefettura, la Questura e l’Ospedale più importante della città sono crollati o resi pericolosi, quindi inagibili, dai movimenti tellurici, cancellando i palazzi che avrebbero dovuto, e potuto, coordinare i soccorsi e i primi interventi urgenti.

Che cosa sarebbe successo alla Prefettura di Catania? La risposta non la possiamo dare, perché potremmo dovere rispondere di procurato allarme. Lasciamo alla coscienza di coloro che sanno, la risposta.

La Sicilia, dunque, è in prima linea. I governi nazionale e regionale hanno il dovere di assumersi la responsabilità di interventi urgenti e decisivi: mettere in sicurezza gli edifici pubblici, anzitutto, concedere incentivi, aiuti ai privati che “devono” mettere in sicurezza le loro civili abitazioni. Comportarsi da paese civile, insomma.

L’occasione può essere fornita proprio dal piano casa che non può trascurare l’aspetto sicurezza. Ampliare la cubatura senza aumentare la sicurezza degli edifici nelle aree sismiche sarebbe davvero delittuoso.

La Sicilia ha competenza esclusiva nel settore urbanistico. La Regione deve quindi assumere un ruolo centrale nel piano d’intervento, E deve essere aiutata da Roma. L’emergrenza non deve scattare quando la tragedia si è compiuta, deve partire per tempo per salvare vite umane e i tesori architettonici di un territorio. Il sisma cancella vite umane e la storia, la cultura di un popolo. Niente, quindi, merita più attenzione di un’opera di prevenzione.

Può essere di qualche utilità raccontarvi ciò che ha detto Carmela, 23 anni scampata alla strage della casa dello studente dell’Aquila. “D’accordo, potrebbe non essere possibile prevedere ciò che è avvenuto”, ha affermato Carmela, “Ma da gennaio avevamo avvertito sia le scosse sia le crepe che le scosse avevano provocato. Ho parlato con il responsabile della casa dello studente, chiedendogli se l’edificio era a norma. Mi è stato detto che l’Aquila trema ma non crolla. Non gli ho creduto, ho avutro paura, sono scappata lunedi, ho suggerito a quelle del mio piano di fare le valigie…Mi sono salvata grazie alla mia paura e alla mia prevenzione…

“Mi chiedo perché la casa dello studente, costruita pochi anni fa, è crollata e la casa dei Gesuiti, realizzata 400 anni or sono, è rimasta in piedi, indenne”.

Se i giornalisti dessero più spazio a storie come quella della studentessa sopravvissuta, avremmo un quadro meno edificante del nostro Paese, ma più veritiero e soprattutto, più sensibile all’emergenza siciliana.
Priolo e Catania, dunque ......

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